Nuovo Cinema Paradiso – Orfeo non voltarti se ami davvero il cinema

Io e la mia amica cinefila Nicole abbiamo guardato finalmente Nuovo Cinema Paradiso e abbiamo scritto una piccola riflessione sull’amore, l’amore per il cinema e l’ambizione personale. 

Certi film sono come colpi di fulmine, capisci di amarli in pochi istanti. Ti colpisce un’espressione, un volto. Parte una colonna sonora ed è così perfetta che ti sembra dentro la tua testa. In pochi istanti ti rendi conto che una grande storia sta per iniziare. E la segui dovunque vada finché non finisce. Così è successo a noi quando abbiamo deciso di vedere – finalmente – il film di Tornatore, con colonna sonora di Ennio Morricone, Nuovo Cinema Paradiso

In questa opera Tornatore rende omaggio al cinema, attraverso il cinema: lo rappresenta come un momento fondamentale di ritrovo per una comunità, come strumento di “educazione sentimentale”, come mezzo per dare voce a storie lontane, anche d’oltre oceano, e portarle fino agli abitanti di un paesino sperduto per farli sognare.

Siamo nella Sicilia del dopoguerra. Il piccolo Salvatore cresce a Giancaldo, un paese di pochi abitanti, in cui l’unica forma di intrattenimento è il cinema, il Cinema Paradiso. La pellicola, che il proiezionista Alfredo taglia e monta in cabina di proiezione, assume un fascino irresistibile agli occhi del piccolo Salvatore – quel fascino che solo le cose proibite hanno. Infatti a quei tempi la pellicola era pericolosa, in quanto infiammabile, e non era certo destinata ai giochi di un bambino. 

A gestire il modesto cinema del paese c’è il parroco, il quale vieta la visione di qualsiasi scena che contenga un bacio, un’effusione o qualsiasi rimando al sesso. Le scene dei baci vengono tagliate e gettate. Sono proprio quei frammenti abbandonati a suscitare l’interesse di Salvatore, il quale comincia a collezionarli. A nulla valgono le sfuriate della madre e la diffidenza di Alfredo, Salvatore impara ad usare il proiettore con una semplicità incredibile. Così Alfredo capisce che quel bambino non è come tutti gli altri: ha un grande talento dentro di sé.

A cosa si è disposti a rinunciare per amore? Questo è uno dei grandi temi del film. In questo scenario, infatti, si consuma una grande storia d’amore: quella tra Salvatore e la settima arte ma non solo, anche quella tra Salvatore ed Elena – una ragazza che vive nel suo paese. Elena è bella e di buona famiglia. Pare irraggiungibile ma, come in una favola in cui un soldato attende ogni giorno la principessa fuori dal castello, Salvatore può riuscire a conquistarla. Sullo schermo del Cinema Paradiso, però, si proietta un amore che si può realizzare solo lontano da Elena. 

“Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti.”

Come le Erinni concessero Euridice a Orfeo a patto che non si voltasse a guardarla, con queste parole Alfredo vuole convincere Salvatore che l’unico modo per rendere il suo amore per il cinema qualcosa di straordinario è quello di andare lontano – a Roma, A Hollywood – e non rimpiangere mai il proprio paese natale, la famiglia, gli amici, Elena.

Cosa farà il nostro Orfeo – Salvatore? Voltarsi e restare a Giancaldo, fare il proiezionista, mettere su famiglia e vivere una vita semplice, forse deludente? Andarsene e diventare un grande regista, avere successo ma rimanere per sempre solo, con il rimpianto di aver perso la donna della sua vita? A volte, però, c’è chi sceglie per te. Volendoti bene ti fa forse il torto più grande, ti impedisce di provare, sbagliare, imparare dagli errori. Quello di Salvatore, infatti, rimane un discorso sospeso. Il suo amore rimane incompiuto, congelato nell’immagine di un volto sul proiettore, in un’infinita serie di labbra che si baciano sulla pellicola.

E così la meravigliosa colonna sonora finisce e ci lascia con una punta di amarezza: qualsiasi direzione tu prenda, dovrai sempre lasciare indietro qualcosa di te e perderlo sempre.

 

Una riflessione di Nicole Caputi e Anna Do Amaral

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