Ritratti milanesi // Allo specchio

Da troppo tempo fissava i muri

grigi nell’anticamera dell’esistenza

– una piccola sala d’attesa –

nell’attesa di qualsiasi cosa

purché qualcosa accada.

Sarebbe bastato smettere

di opporre resistenza

al ticchettio dell’orologio

e avrebbe forse imparato la pazienza?

Eppure troppi castelli aveva costruito

con la sabbia e ogni giorno

la marea li aveva infranti.

Se con mansuetudine

si fosse rimessa alll’opera,

avrebbe imparato la perseveranza?

E poi perché tutti sti giri intorno al sole

se bastavano due ore per soffrire,

per prendersi il bello della vita

e scomparire?

Fosse stata ancora capace

di entusiasmarsi per qualcosa

avrebbe chiesto una rosa

al suo amato

e le sarebbe bastata.

Invece un’altra sera passata

in compagnia di queste elucubrazioni,

quando la voglia di socializzare

giace con i mozziconi

e i segnali di fumo

sono le uniche conversazioni.

La mancanza di mezze misure

e lo starsi antipatica, soprattutto

le avevano tolto quasi tutto

tranne un po’di dolcezza

che perdurava

in quell’espressione svampita.

Se la felicità le fosse stata a cuore

non avrebbe mandato all’aria

il quinto anno superiore

il suo grande amore

quelle amicizie di cui non vuole parlare

ma chi non muore si rivede

allo specchio.

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