La sindrome di Cassandra

Se la vita ha deciso di sfidarti più degli altri

ti ha maledetto con un’impietosa severità

nel giudicarti e nel guardare avanti:

come se ogni schiaffo dato al mondo,

si infrangesse sulla tua guancia;

come se tra il tuo sguardo e quello di un uomo

che vede la morte in faccia dall’altra parte della terra,

dove infuria la guerra, non ci fosse alcuna differenza.

Se la vita ti ha lasciato sola in una notte che dura anni

magari neanche si è curata di disseminare un trauma nel tuo passato,

per giustificare la tua pena. Niente di personale:

Solo qualche sogno andato male, ma allora che patisci?

O figlia di Priamo, hai un cane nero alle calcagna,

come quello che inseguiva Winston Churchill.

Forse Apollo, geloso del tuo cuore

che gli negasti al suo amore, decretò:

– Che tu possa scrutare cupe divinazioni.

Inascoltate e derise siano le tue azioni. –

Ecco che ti ha circondata di ombre di sirene

che allunghi la mano per sfiorare

ed esse si dissolvono, raggelandoti,

poco dopo averti condotto

mano nella mano verso la follia.

NON CADERE NELLA SUA TRAPPOLA!

Ricorda che non basterà il verde flebile di un semaforo

ad illuminare la tua strada; a darti il via libera.

ATTENTA, AGUZZA LA VISTA.

Ascoltami, ricorda di non confondere

il sole con il pallore di un neon,

la felicità con il sorriso ebete di idioti

che non si fanno mai domande sulla propria vita,

la bellezza con i colori scintillanti delle facce

in esposizione sugli scaffali del supermercato globale.

Scegli con cura a chi concedere il tuo prezioso aiuto:

Non proferir parola a chi l’accoglierà col rifiuto.

Pensa, forse che un dio curioso come Apollo

avesse bisogno di una donna capace

di raccontare una storia dannatamente vera

presso la corte dei fili del fato

e, per questo, dinanzi alla realtà impietosa

ti ha obbligato a spalancare gli occhi

dove i più non osavano guardare?

Tieni a mente: i veri folli sono coloro

che hanno l’incoscienza di essere spensierati,

in un’epoca così buia, come la nostra,

dominata da bruti che non si fanno scrupoli

a uccidere il bambino nel grembo

di quella donna, chiamata speranza.

Amica mia, se la vita ha deciso di sfidarti più degli altri

ti ha affibbiato una tempra indomabile,

ti ha spogliato di ogni corazza ed elmo

per gettarti in pasto a un’agghiacciante consapevolezza

del destino tragico di noi esseri umani.

Qualcosa ti spinge fervente tra le braccia

d’ogni causa, per cui non vedi l’ora di prodigarti

e in qualche modo annullarti:

– Annega la mia angoscia in te – Supplichi

– fino a farmi dimenticare il mio nome. –

Ma qualcosa va storto, sempre. Una lama

ti taglia fuori dal branco, rendendoti furibonda

contro qualsiasi forma di ingiusta sottomissione:

hai un cuore frantumato in zolle, magma, lava…

eterna lotta, ti scuote in un disastroso terremoto.

Se la vita ha deciso di sfidarti più degli altri

tu più degli altri sarai costretta a stupirla

con ardenti sentimenti e mirabili gesta

e, insieme al Pelìde Achille, la diva canterà

il canto solitario del tuo cuore maledetto

all’orecchio di Omero, Eschilo ed Euripide.

Ora, piangendo ti dico che non per tua colpa,

la requie non è il tuo destino, malauguratamente

una fiamma divampa lungo il tuo cammino.

Ma in fondo penso sia un dono eccezionale

che non ti sia concesso di chinare il capo,

poiché la tua natura ti porta a guardare le stelle

ed il prezzo è di soffrire vedendole così lontane e così belle.

E se la vita ha deciso di sfidarti più degli altri

Cassandra, è tutta tua la scelta di vincere la sua sfida.

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