Discorso dell’8 marzo is the new discorso di capodanno

 

No, l’8 marzo non c’entra nulla con un incidente in una fabbrica tessile né con il fiore della mimosa.

Nei primi del 900, le femministe del partito socialista, perlopiù tedesche russe e americane, si misero ad organizzare manifestazioni e comizi per i diritti delle donne – come, ad esempio, votare e avere un giusto salario. Fu l’Internazionale comunista a istituire la “Giornata internazionale dell’operaia” nell’8 marzo del 1917.


 

Da allora questa è la data designata per una celebrazione che dovrebbe sensibilizzare il grande pubblico sulla questione femminile. Tutto molto bello, se non che la ricorrenza è stata svuotata del suo significato politico e si è trasformata nell’ennesima scusa per venderci qualcosa.

Dal 1917 ad oggi, la parità dei sessi ha fatto molti passi avanti. A che punto siamo, però, esattamente? Una cosa mi ha fatto molto riflettere, leggendo questo articolo di Repubblica: dai rapporti sul gender gap salariale della Commissione Europea, risulta che in Italia solo il 25% dei profili manageriali siano occupati da donne, con un differenziale sui redditi annui medi pari al 43,7%. A me questo non basta, io voglio di più per le donne.

Penso che chiunque dica che nella nostra società ci sia parità, vive in una menzogna (ed è proprio quel tipo di persona che di solito non vuole neanche ricordare con quanta fatica ci siamo conquistate i diritti che abbiamo). C’è ancora molta strada da fare ma il primo passo è ammetterlo.

Per questo penso sia importante ricordare sempre: se oggi noi donne occidentali possiamo se non altro votare e ambire ad una carriera professionale – e non solo a farci mantenere da un uomo come fossimo animali domestici – è grazie a femministe come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin.

Nel nostro mondo governato dalla sovraesposizione mediatica, ogni commemorazione o festa religiosa diventa solo un trending topic su cui incentrare campagne promozionali. L’unica cosa a non essere mai in promozione è la libertà.

Vogliamo puntare al massimo per noi e per le donne che verranno o ci accontentiamo di farci regalare una caramella al limone da Trenitalia?

 

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